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Lucio Mayoor Tosi's avatar

Anni fa partecipai a una mostra collettiva che aveva per tema le carceri (ero stato a San Vittore, una notte, per un disguido, diciamo così, mi sentivo parecchio arrabbiato, mortificato. Nel lavoro che presentai raccontavo azioni di recupero, specie dalla povertà, prospettando piccole esperienza di piacere e bellezza. A visitare la mostra venne l'allora direttore delle carceri lombarde, se non ricordo male, che osservò il mio lavoro con attenzione poi disse: be', ma così facendo il carcere diventa un posto desiderabile, mentre la vita in carcere deve essere qualitativamente al di sotto del livello minimo della privazione... Non ci fu discussione, era un uomo potente, di poche parole. Io però la penso come allora, fino a che punto siamo individualmente responsabili dei nostri "errori"?

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Giorgio linguaglossa's avatar

È notizia dei telegiornali che qualche giorno fa una sezione del Nuovo Compolesso di Rieti è stato devastato dalla protesta dei reclusi. I danni non sono inferiori a 50 milioni.

Questo è l'antefatto.

17 anni fa il Ministero mi propose di mandarmi a dirigere il Nuvo Complesso di Rieti che stava per entrare in funzione. Io avevo visitato il Nuovo Complesso. Dopo alcune occhiate alla sua topografia, giunsi alla conclusione che quel carcere sarebbe stato ingestibile, così risposi al Superdirigente che mi voleva sbolognare a Rieti: che «non sono un direttore di campagna». Infatti, il carcere di Rieti non era gestibile né allora né adesso, per la sua pianta sconclusionata, per le restrizioni di organico, per mancanza di attività educative e lavorative all'interno, per mancanza di operatori. Io la penso alla norvegese: il carcere deve ospitare tutti i comfort che abbiamo a casa nostra: cucinotto, frigo, televisione, aria condizionata, biblioteche e armadio confortevole. con 50 milioni di euro che serviranno alla ricostruzione della sezione distrutta si sarebbero potute fornire ai reclusi tutte quelle appliance

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