Poesia di Petr Král del surrealismo praghese, se l’avesse scritta un poeta italiano sarebbe stato mandato a disintossicarsi al San Filippo Neri, e invece è stato uno dei maggiori poeti cechi
Petr Král (1942-2018) Caduta in giugno Del giorno restano brandelli Nulla se non cenere L’odore di benzina sussurra basso di bruciature lontane I segnali degli uccelli già pieni della notte sfregano nel rivolo I lampadari vanno accendendo nelle finestre le nostre visioni nascoste I testimoni si disperdono per le stradine Qua e là la massa bianca della luna o della schiena si accinge ad illuminare nel grigiore orfano I lampi scivolano nell’oblio vellutato Tiriamo fuori con un sorriso subdolo i coltelli e le forchette Il naufragio dell’uccello La bancarotta del lampadario La crepa della schiena impigliata nella polvere dei ficus La mano terrorizzata nella cenere del corpo Le gonne nel mormorio al limite del crepuscolo sfiorano le ortiche Le fresche bellezze sul balcone splendente erette sotto una sottile pioggia di fuliggine pazientemente aspettano che le vengano a prendere (da Lampi radenti, 1981, traduzione di Antonio Parente)
… c’è stato un tempo in cui quell’aggettivo era una «forma verbale», cioè indicava una «azione» (la rifrazione della luce su di un corpo e il riflesso di quella luce su di un altro corpo). Ora, in prosa forse non è possibile scrivere dando ascolto a questo complesso problematico, ma in poesia sì, è assolutamente necessario fare apparire al di sotto dell’aggettivo la sua vera sostanza verbale. Che cosa voglio dire? Voglio dire semplicemente che la poesia diventa viva e significativa se noi teniamo presente il valore verbale di azione insito in ogni parola, e che nella costruzione sintattica e semantica poniamo attenzione alla «azione» che costituisce il comune denominatore verbale sia dell’aggettivo che del sostantivo. La costruzione sintattica è analoga al plesso tempo-spazio che viene ad essere deformato dalla presenza della gravità della materia. La costruzione sintattica e semantica non è un in sé dato per definitivo, ma è una forma del pensiero che si adatta alla «gravità della materia verbale». Petr Král (1942) è stato uno scrittore e poeta ceco, un classico vivente della letteratura ceca. Poeta, saggista e traduttore studia drammaturgia all’Accademia cinematografica FAMU di Praga e nel 1968, dopo l’invasione russa, emigra a Parigi, e fa qualsiasi lavoro per sostenersi, dal facchino all’operaio. Nel 1986 riceve il premio Claude Sernet per la raccolta di poesie Pour une Europe bleue (Per un’Europa blu, 1985). Tra le numerose sue raccolte possiamo ricordare Dritto al grigio (Právo na šedivou, 1991), Continente rinnovato (Staronový kontinent, 1997), Per l’angelo (Pro Anděla, 2000) e Accogliere il lunedì (Přivítat pondělí, 2013). È anche autore di prosa e curatore di varie antologie di poesia ceca e francese e nel 2002 ha curato e tradotto per Gallimard Anthologie de la poésie tcheque contemporaine 1945-2002 (2002). Importante è anche la sua attività di critico letterario, cinematografico e d’arte; è autore di saggi e articoli sul cinema, contributore alla famosa rivista “Positif” ed ha pubblicato due volumi sulle comiche mute.