A proposito della "identità" di una poesia - Riflessione di Francesco Paolo Intini - La domanda di Alfonso Berardinelli sulla poesia italiana
E tutto aveva senso se si trattava di un qualcosa di assolutamente nuovo da identificare. A dargli “identità” ci pensava la strumentazione, nel corso degli anni con il suo linguaggio
La mia fortuna è stata di essermi disinteressato della poesia e di tutto ciò che le ruota attorno per buona parte della mia vita. Non ne avevo bisogno perché mi bastava stare tra le cose, a combattere con gli elementi semplici per vederla sgorgare dal fondo di una provetta magari sotto forma di un cristallo puro.
E tutto aveva senso se si trattava di un qualcosa di assolutamente nuovo da identificare.
A dargli “identità” ci pensava la strumentazione, nel corso degli anni diventata sempre più potente, con il suo linguaggio capace di interrogare le proprietà e avere risposte criptate ma familiari agli addetti ai lavori.
Non c’era alcun litigio soltanto una chiamata a lavorare alla soluzione del rebus. Alla fine si tiravano le somme decidendo per questo o quel luogo in cui descrivere i risultati, equivalenti all’esposizione e le discussioni, corrispondenti alla critica degli stessi.
Nessuna parola vuota o ruffiana era ammessa in questo gioco, soltanto ci si chiedeva se dopo gli sforzi fatti si era riusciti a dare un nuovo ordine al frammento di natura che inizialmente ci era sembrato misterioso, caotico e privo di senso.
Anche la realtà che ci circonda è caotica, colma di misteri e contraddizioni, procedendo costantemente nella direzione di un aumento di configurazioni più probabili, diventa sempre più complessa ma nello stesso tempo affascinante.
Nessuna novità dunque ma interessarsi ad essa come poeti è un compito difficilissimo. Trattandosi di linguaggi che interagiscono ci si chiede se sia atteggiamento adeguato armonizzarsi con esso, con chi lo rappresenta e ascolta o scontrarsi con esso ed essi.
Nel suo equivalente scientifico si tratta di capire se siamo di fronte a un cambio di paradigma o meno. Penso che la poesia Kitchen e le sue varianti, abbia tutte le potenzialità per rispondere in maniera adeguata alla sfida lanciata dalla potenza della tecnica che nel nostro ambito si presenta come IA, dalle capacità potenzialmente infinite e quindi in grado di trasformarsi da mezzo in fine o per dirla più chiaramente in attore unico, protagonista di tutte le scene da quelle del critico a quelle del poeta.
Ben venga dunque quello che Giorgio Linguaglossa indica nel suo post:
” la parola fa tutto ciò che vuole. Va in qualsiasi direzione con qualsiasi velocità, avanti e indietro nel tempo, fa come gli pare, e poi si sommano le ampiezze e si ottiene la funzione poetica»”
Si ha comunque la sensazione di una lotta impari. Da questa parte della barricata si sta in pochi, dall’altra invece ci sono i Metternich e le forze della Santa Alleanza, le loro chiusure, esecrazioni, scomuniche ed esecuzioni in piazza e non c’è futuro se dalla nostra ci si divide.
(Francesco Paolo Intini)
Domanda di Alfonso Berardinelli:
«La nostra poesia (con Montale, Luzi, Bertolucci, Caproni, Sereni, Penna, Zanzotto, Giudici, Amelia Rosselli) è stata fra le migliori in Europa; ma poi (salvo eccezioni) ha perso libertà e pubblico. – E commenta – un’arte senza lettori deperisce o si trasforma in una specie di pratica ascetica, con tutto il suo seguito di comiche devozioni e perversioni […] Ma se la poesia italiana è stata fra le migliori d’Europa, come è accaduto che quest’arte ha perso pubblico e credito?».
Condividete anche voi lettori l'interrogativo posto da Alfonso Berardinelli?
«La nostra poesia (con Montale, Luzi, Bertolucci, Caproni, Sereni, Penna, Zanzotto, Giudici, Amelia Rosselli) è stata fra le migliori in Europa; ma poi (salvo eccezioni) ha perso libertà e pubblico. – E commenta – un'arte senza lettori deperisce o si trasforma in una specie di pratica ascetica, con tutto il suo seguito di comiche devozioni e perversioni […] Ma se la poesia italiana è stata fra le migliori d'Europa, come è accaduto che quest'arte ha perso pubblico e credito?». Questa è la solita berardinellata. Perché Montale, Luzi, Bertolucci, Caproni, Sereni, Penna, Zanzotto, Giudici, Amelia Rosselli, essendo la disgrazia modernista d'Europa, hanno CAUSATO il disinteresse del lettore. Gli consigli di leggere bene il classicista Bruno Gentili (stranissimo: substack, in AI [artificial ignorance], trasforma il mio "di leggere" in "per leggere" e se aggiungo questa frase, rimette il "di leggere")?