Oggi l’immaginario anedonico è mantenuto in vita artificialmente tramite un respiratore e un defibrillatore, Una poesia kitchen di Francesco Paolo Intini
occorre capovolgere l’impermeabile, l’immaginario anedonico diventa così un immaginario popolato di Avatar, di sosia, di eventi, di duplicati, di surrogati, di palinsesti, di resti, di scarti
Oggi l’immaginario anedonico è mantenuto in vita artificialmente tramite un respiratore e un defibrillatore. Quando vediamo un film o leggiamo un romanzo o una poesia riconosciamo subito l’immaginario che li popola. È l’immaginario a fornire l’alfabeto, il lessico, e anche la sintassi delle cosiddette «istanze di verità»; è l’Immaginario che piega alle sue ragioni le ragioni del logos. Non possiamo né dobbiamo accettare, sic et simpliciter, la certificazione di qualità dell’Immaginario che ci consegna la normologia dominante. La poiesis fa parte della visione del mondo di un’epoca storica, quindi anch’essa è un prodotto dell’ideologia normologica dei tre ordini: il Reale, l’Immaginario e il Simbolico. Che cosa significa fare «istanza di verità»?, ha ancora senso parlare di «istanza di verità»?
La poetry kitchen protesta contro l’immaginario anedonico e il logos che lo racconta, protesta contro la tradizione feticizzata a non tradizione. Sono «istanza di verità» anche tutto ciò che viene espulso dalla «verità» della tradizione e che dimora nella «non verità» della non tradizione, tutto ciò che non è ritenuto degno di entrare nella «verità». L’eccedenza, i rifiuti, gli scarti del Simbolico della «non-verità» sono anch’essi parte integrante del Simbolico della «verità ipoveritativa» o «iperveritativa» che contrassegna la poiesis decorativa dei giorni nostri. È questa la lezione della poesia buffet o poetry kitchen che si limita a capovolgere l’impermeabile, l’immaginario anedonico diventa così un immaginario popolato di Avatar, di sosia, di eventi, di duplicati, di surrogati, di palinsesti, di resti, di scarti...
Poesia kitchen di Francesco Paolo Intini
Caro Germanico
Ieri sono passato per il salotto del mio barbiere.
Ricordi quando partii la prima volta per Plutone?
Furoreggiava il caffè Voltaire e la scena tutt’intorno era presidiata da patrioti che si azzuffavano per un panino imbottito di mortadella, gelati a limone e vincere una carrozzella a scoppio.
Dopo tutti i calcoli necessari sembrò naturale uccidersi per un petardo sotto i piedi
E che gran botto il gran botto da San Pietroburgo alla Cornovaglia!
E se una banca faceva Boom
Una stazione rispondeva Baam!
Queste notizie top secret sgorgavano dai rubinetti del mio barbiere
ORA!
Ma si trattava di cani che mangiavano l’antilope dal culo.
E dunque il tempo non esiste e non può chiamarsi così qualcosa che poltrisce
E non s’intruppa in ciò che fa ma se ne sta, come un damerino, sul davanzale della Storia che, è da riconoscere, deve avere una gran faccia tosta a presentare espressionismi sul calendario 2024.
O forse abbiamo creduto che bastassero due o tre coordinate per sfidare l’universo
E farsi baciare i piedi dalle stelle, trattarle come un piatto di orecchiette e rape solo perché
Avevamo il numero della donna cannone , si poteva derivare una cremagliera e integrare il sapore alla farina.
I rasoi dal canto loro hanno un bel cantare vittoria quando demoliscono una barba,
pelo dopo pelo e contropelo a furor di carrarmato che finisce in vacca invece di rasare.
Non fummo buoni profeti. E cosa dovevamo contrattare?
Un tiro di dadi o almeno imporre un dispari al pari e viceversa.
Avemmo il fumo dalla nostra parte e zeri tondi per sabotare la lotteria, ma bastò una stilografica per barattare follia in cambio di orrore.
Il nostro Ulisse dimenticò il cavallo a dondolo sotto il letto di Elena e più non dondolò creme caramel.
Il sapone che ora scuote i formicai restituisce a Cassandra i peli sotto le ascelle, i baffi di Pedrito El Drito, la criniera di giumenta, per servire il caffè della Peppina al tavolo dei G7.
Ecco dunque il cavallo che entra nel forno, dove trova la biada che il dondolo ha lasciato.
La mangia e una molla le muove tra i denti una lingua che agita il nitrito a punta di fiamma:- PRONTO!
(Gneo Gaius Fabius
)
Francesco Paolo Intini (1954) vive a Bari. Coltiva sin da giovane l’interesse per la letteratura accanto alla sua attività scientifica di ricerca e di docenza universitaria nelle discipline chimiche. Negli anni recenti molte sue poesie sono apparse in rete su siti del settore con pseudonimi o con nome proprio in piccole sillogi quali ad esempio Inediti (Words Social Forum, 2016) e Natomale (LetteralmenteBook, 2017). Ha pubblicato due monografie su Silvia Plath (Sylvia e le Api. Words Social Forum 2016 e “Sylvia. Quei giorni di febbraio 1963. Piccolo viaggio nelle sue ultime dieci poesie”. Calliope free forum zone 2016) – ed una analisi testuale di “Storia di un impiegato” di Fabrizio De Andrè (Words Social Forum, 2017). Nel 2020 esce per Progetto Cultura Faust chiama Mefistofele per una metastasi. Una raccolta dei suoi scritti: NATOMALEDUE” è in preparazione. È uno degli autori presenti nelle Antologie Poetry kitchen 2022, Poetry kitchen 2023, e nella Agenda 2023 Poesie kitchen edite e inedite e nel volume saggistico di Giorgio Linguaglossa, L’Elefante sta bene in salotto, Ed. Progetto Cultura, Roma, 2022.