«Svelare l’arcano della fattura del plusvalore» Sta in questa piccola frase di Marx il destino del capitalismo e dell’antropocene. Anche l’angoscia, forma psichica tipica delle società del capitalismo
Anche l’angoscia, forma psichica tipica delle società del capitalismo, Ci si presenta sotto la veste di un «arcano», non sappiamo da dove viene né dove è diretta
(Marie Laure Colasson, présence, 70x70 cm, 2024)
«Svelare l’arcano della fattura del plusvalore». Sta in questa piccola frase di Marx il destino del capitalismo e dell’antropocene. Anche l’angoscia, forma psichica tipica delle società del capitalismo, Ci si presenta sotto la veste di un «arcano», non sappiamo da dove viene né dove è diretta, ma ci accompagna.. Di fronte a lei Ci scopriamo disarmati. Ella va e viene, passeggia su altissimi trampoli, mostra le sue seduzioni, ci seduce, in definitiva, Ci ammalia. L’angoscia è il nostro «arcano», svelarla sarebbe come svelare la nostra forma di vita, la nostra nuda vita. Essa ci sorprende a tergo quando beviamo il caffè al bar o quando parliamo di quisquilie con dei commensali. A me è capitato di udirla in occasione della presentazione di libri di cui scoprivo che non avevo niente da dire e in occasione di conferenze che mi spalancavano davanti quel niente-da-dire e quel niente-da-pensare. Ecco, in quel niente, si affacciava l’angoscia. L’angoscia è quell’emergenza che dà senso alla nostra vita, che ci protegge dal nulla. L’angoscia Ci è fedele. Non Ci tradisce mai.
Nella misura in cui cresce l’infelicità generale e particolare, cresce corrispettivamente anche l’angoscia.
L’angoscia è quel niente-da-dire e niente-da-pensare. È quel dolce far niente che Ci seduce.
L’angoscia è quella cosa che cancella il rammemorare. È quella cosa che ci libera dalla prigionia delle merci, ma, allo stesso tempo, è una prigionia ancora più forte che non ci lascia intravvedere alcuna via di uscita. L’angoscia è quella cosa che ha solo una porta di entrata. L’angoscia è democratica, ama la libertà e l’uguaglianza. Ci contagia tutti: Re, principi e pezzenti.
Nella misura in cui cresce la libertà delle merci, cresce corrispettivamente anche l’angoscia.
Nella misura in cui cresce il plusvalore, cresce corrispettivamente anche l’angoscia.
Nella misura in cui il mondo ci appare immodificabile, cresce corrispettivamente anche l’angoscia.
La claustrofobia per il chiuso e l’agorafilia per l’aperto, sono l’espressione dell’angoscia come dato immodificabile.
È cosa nota la determinazione heideggeriana dell’essenza della metafisica come oblio della differenza di essere ed essente, nonché la contrapposizione del pensiero metafisico ad un pensiero più originario che viene individuato da Heidegger nei detti dei pensatori aurorali presocratici. Si presenta così un contrasto: un’immagine della storia dell’essere che comincia con il pensiero autentico aurorale caduto poi nell’oblio della differenza con l’avvento di Platone di contro ad un’immagine che pone la stessa storia dell’essere come storia dell’oblio – togliendo, allora, ogni compiuto riferimento autentico all’essenza dell’essere.
Come va allora intesa la differenza ontologica? Come intendere la Seinsvergessenheit – l’oblio dell’essenza dell’essere? Come intendere questo Wesen? È qui in questione l’inizio della Metafisica – la quale resta, heideggerianamente, pur sempre il pensiero dell’oblio.