Ritorniamo a Tomas Tranströmer Entrammo. Un’unica enorme sala, silenziosa e vuota, dove la superficie del pavimento era come una pista da pattinaggio abbandonata. Tutte le porte chiuse. L’aria grigia.
Due verità si avvicinano l’una all’altra. Una viene da dentro, una viene da fuori e là dove si incontrano c’è una possibilità di vedere se stessi
Ritorniamo a Tomas Tranströmer (15 aprile 1931 –26 marzo 2015) Palazzo Entrammo. Un’unica enorme sala, silenziosa e vuota, dove la superficie del pavimento era come una pista da pattinaggio abbandonata. Tutte le porte chiuse. L’aria grigia. * Due verità si avvicinano l’una all’altra. Una viene da dentro, una viene da fuori e là dove si incontrano c’è una possibilità di vedere se stessi * Talvolta si spalanca un abisso tra il martedì e il mercoledì ma ventisei anni possono passare in un attimo: il tempo non è un segmento lineare quanto piuttosto un labirinto, e se ci si appoggia alla parete nel punto giusto si possono udire i passi frettolosi e le voci, si può udire se stessi passare di là dall’altro lato. * Che cosa sono io? Talvolta molto tempo fa per qualche secondo mi sono veramente avvicinato a quello che IO sono, quello che IO sono. Ma non appena sono riuscito a vedere IO IO è scomparso e si è aperto un varco e io ci sono cascato dentro come Alice * Lasciare l’abito / dell’io su questa spiaggia, / dove l’onda batte e si ritira, batte // e si ritira. * Una fessura / attraverso la quale i morti / passano clandestinamente il confine * Ho fatto un giro attorno alla vita e sono ritornato al punto di partenza: una stanza vuota * … una mattina di giugno quando è troppo presto per svegliarsi e troppo tardi per riaddormentarsi… * … e dopo di ciò scrivo una lunga lettera ai morti su una macchina che non ha nastro solo una linea d’orizzonte sicché la parole battono invano e non resta nulla * Io sono attraversato dalla luce e uno scritto si fa visibile dentro di me parole con inchiostro invisibile che appaiono quando il foglio è tenuto sopra il fuoco! * Leggevo in libri di vetro… * Stanco di tutti quelli che si presentano con parole, parole ma nessuna lingua sono andato sull’isola coperta di neve […] La natura non ha parole. Le pagine non scritte si estendono in tutte le direzioni! * …la baia si è fatta strana – oggi per la prima volta da anni pullulano le meduse, avanzano respirando quiete e delicate… vanno alla deriva come fiori dopo un funerale sul mare, se le si tirano fuori dall’acqua scompare in loro ogni forma, come quando una verità indescrivibile viene fatta uscire dal silenzio e formulata in morta gelatina, sì sono intraducibili, devono restare nel loro elemento
Glossa di Giorgio Linguaglossa
Sono versi di Tomas Tranströmer… il problema è che in essi il «vuoto» c’è, è percepibile; e chi non lo ha mai intravisto non lo metterà mai nella propria pratica poetica… il problema è percepirlo e saperlo porere sulla pagina bianca. Il «vuoto» della civiltà moderna non lo ha inventato la NOe (nuova ontologia estetica), c’era già prima della NOe. Il problema è che c’è, ed è ben visibile l’Assoluto, che è assolutamente incontraddittorio, e quindi in-coglibile. A suo modo Tomas Traströmer fa poesia dell’Assoluto, del dio dell’istante, di tutto ciò che è in-coglibile. La NOe, al contrario, smobilita ogni Assoluto, fa sì poesia dell’istante, o meglio della istantaneità non-coglibile, fabbrica collezioni di istantaneità che generano costruzioni di non-assoluti, di incoglibilità, di scritture di ologrammi per intenderci, di tracce, dove il Fattore F (Fantasia) è l’elemento inderogabile.